Cinzia e Poli sono fra i più bei ricordi della me bambina.
Di Cinzia ricordo i capelli rossi e la voce serena.
Di Poli, invece, il color lilla e i toni simpatici.
Cinzia e Poli mi fecero scoprire il pianoforte.
Lei era una insegnante, lui un polipo (disegnato sul pentagramma).
Il loro ricordo si è fatto più vivido quando, quest’anno, ho documentato in video i laboratori di NIDI DI NOTE.
Il collegamento, fra una scuola elementare a Garbagnate Milanese nel 1990 e i laboratori musicali che stavo scoprendo a Bologna nel 2018, è stato immediato.
Il nesso era semplice: come non chiamare fortuna la possibilità di conoscere e vivere la musica fin da piccoli?
Eppure a Garbagnate, nel 1990, tutto questo era un privilegio per pochi. Quei pochi i cui genitori sceglievano di regalare lezioni di musica ai propri figli.
Nel 2018, a Bologna, è ancora così ma solo in parte.
In parte. Perché NIDI DI NOTE di parte ne ha scelta una sola, quella di tutti i bambini dei nidi, delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie.
Perché NIDI DI NOTE la musica la regala.
E regalarla significa che tutti possono averne libero accesso.
La storia di NIDI DI NOTE la trovate nel link a fondo articolo, sul sito di questa bellissima iniziativa.
A me, in questa “nuova storia di Hop-e”, andava solo di condividere con voi qualcosa di bello, che ho visto e ascoltato, assaporato e sentito.
Di storie ne conosciamo tante, altrettante ci vengono raccontate. Alcune di queste, fortunatamente, sono storie felici e di speranza.
Questa, ad esempio, è la storia di “bambini molto più alti” che cercano di rendere più belli frammenti di mondo o anche, solo, piccoli preziosi momenti della vita dei bambini che incontrano. Bambini che un giorno saranno loro stessi “bambini molto più alti” e, forse, sorrideranno a questi ricordi con il desiderio di fare qualcosa, anche loro, per i “più piccoli”.
Di NIDI DI NOTE ricordo le persone che hanno dato vita a questo progetto e lo hanno sostenuto, i musicisti che lo hanno portato ai bambini e quelli che lo hanno promosso. Ricordi i bambini, i genitori e gli insegnanti.
Più di tutto ricordo i sorrisi, le voci e i suoni. I visi, le mani e i piedi.
Ricordo l’esatta sensazione che mi pervadeva quando rimontavo in macchina dopo le riprese video dei laboratori. Avevo ancora addosso immagini negli occhi e musiche che canticchiavo nella testa, ma dal cuore.
E capivo bene quanto fosse importante quel che i bambini avevano la fortuna di vivere.